La chiesa di S. Maria dell’Ammiraglio o chiesa della Martorana fu fondata sotto il Re Ruggero nel 1143 dall’ ammiraglio Giorgio d’Antiochia, un siriano cristiano-ortodosso, sulle antiche mura della città, vicino ad un monastero basiliano femminile.
Ceduta agli inizi del XII secolo al clero greco, divenne successivamente sede della Corte Pretoria di Palermo che vi amministrava attività giurisdizionali e notarili.
Qui il Parlamento siciliano nel 1282 offrì la corona al re Pietro d’Aragona durante la guerra del Vespro. Allorché l’edificio venne ceduto nel 1484 alle monache del vicino convento, fondato nel 1193 da Goffredo ed Eloisa Martorana, da cui la chiesa prese poi il nome, esso subì diverse trasformazioni.
Le stratificazioni storiche e culturali fanno di questa chiesa un insieme rappresentativo della sfaccettata cultura siciliana.
Descrizione
La chiesa della Martorana era costituita da una struttura cubica, sormontata da una cupola, da un atrio trapezoidale scoperto e porticato, e da una torre d’ingresso in asse con l’abside della chiesa. Per adeguare la chiesa alle nuove esigenze liturgiche del rito latino, venne trasformata la pianta a croce greca in basilicale, venne abbattuta la facciata, e inglobato lo spazio dell’atrio antistante, che fu coperto, creando le tre navate. La torre campanaria venne utilizzata come ingresso.
Tra il 1693 e il 1696 l’abside centrale semicircolare che in origine conteneva dei mosaici, venne sostituita da un cappellone rettangolare, poi decorato con marmi mischi e con gli affreschi nella cupola di A. Grano (La Gloria dell’ordine benedettino). Nel 1750 fu costruita sul fianco della chiesa una nuova facciata barocca, recentemente attribuita a N. Palma. Nel 1870 in seguito ai restauri del Patricolo vennero distrutte le preziose decorazioni barocche per ripristinarne la configurazione originaria.
Nella fascia epigrafica che conclude in alto l’edificio si ripetono, in caratteri greci, il nome del fondatore e la dedicatio alla Madonna.
Oggi si accede all’interno della chiesa della Martorana dalla torre-ingresso, costituito da quattro ordini, i primi due più massicci coevi alla costruzione della chiesa, gli ultimi due più tardi, era sormontato da una cupoletta, distrutta in un terremoto nel 1726.
Intarsi policromi e decorazioni geometriche ne arricchiscono l’apparato murario.
All’interno della chiesa il coro del 1588, al posto dell’atrio porticato normanno, è diviso in due parti. Nel coro, separato da gradini e da transenne in marmi mischi, sono affrescate le Storie della vita di Gesù di G. Borremans e la Gloria della Vergine di Olivio Sozzi (1744). A sinistra vi è la Madonna del Rosario di Giuseppe Salerno detto lo Zoppo di Ganci.
L’ingresso contiene due mosaici dal significato storico e politico, in origine posti nella facciata: Ruggero incoronato da Cristo, secondo la concezione teocratica della monarchia normanna, e Giorgio d’Antiochia ai piedi della Vergine, che tiene un’iscrizione dove si afferma che egli ha eretto la chiesa dalle fondamenta.
Nei mosaici rilucenti d’oro prevale il ciclo mariano, tema non molto comune nelle chiese bizantine. Lo stesso Cristo benedicente nella cupola è più lontano rispetto alla iconografia usuale ed è rappresentato assiso con la terra posta ai suoi piedi tra arcangeli piegati in posizione adorante. Nel tamburo sono rappresentati i Profeti e gli Evangelisti.
Nella rappresentazione delle feste liturgiche vengono privilegiate quelle dove Maria ha un ruolo importante: Annunciazione, Natività, Presentazione al Tempio, Dormizione.
Nella perduta abside centrale doveva esserci la Madonna in trono, mentre nelle absidi minori vi sono Gioacchino e Anna.
Nell’attuale presbiterio barocco da notare il tabernacolo in lapislazzuli ed il quadro di Vincenzo da Pavia con L’Ascensione (1533).
Tra le opere d’arte della chiesa la porta lignea sulla destra del coro con intagli aniconici eseguita da maestranze arabe (XII secolo).
Curiosità
Il monastero della Martorana, è legato ad una tradizione che ricorre in una tipica festa per i fanciulli siciliani ” la festa dei morti” del 2 novembre.
Nel settecento una delle curiosità della vita monastica era rappresentata dalla realizzazione di un particolare prodotto gastronomico.
Per esempio la conserva di scurzunera di Montevergini, il pane di Spagna della Pietà, la caponata del Settangeli, e così via. Le monache della Martorana erano specializzate nella realizzazione dei “frutti di Martorana” : “frutti” di pasta di mandorle o pasta reale. Dopo la soppressione degli ordini religiosi nel 1866, la produzione dolciaria del monastero cessò completamente, ma la specialità dei “frutti di Martorana” divenne patrimonio dei pasticceri della città che ancora oggi, da veri e propri artisti, li continuano a realizzare.
Modalità di ingresso e prezzi :
Biglietto euro 2,00 Ridotto per gruppi (minimo 5 pax), over 65 e studenti euro 1,00
Visitabile da lunedì a sabato 9.00 – 13.00 e 15.30 – 17.30 domenica e festivi 9.00 – 10,30.